Startup healthtech Italia: sfide e competenze per crescere nel settore sanitario
Le startup healthtech italiane stanno rivoluzionando il settore sanitario ma operano in un ecosistema in rapida trasformazione. La pandemia ha accelerato la digitalizzazione della sanità, mentre il PNRR ha messo a disposizione risorse senza precedenti per telemedicina, Fascicolo Sanitario Elettronico e infrastrutture digitali.
Questo ha creato un contesto di opportunità ma anche di complessità: nuove tecnologie da integrare, regole stringenti da rispettare, competenze manageriali da attivare per crescere in modo sostenibile.
L’articolo analizza l’evoluzione del settore, le tecnologie chiave, le sfide tipiche e le competenze manageriali indispensabili per scalare.
La Digital Health in Italia
Che cos’è la la Digital Health
Con digital health (o sanità digitale) si intende l’insieme di servizi e processi sanitari supportati da strumenti digitali: telemedicina, Fascicolo Sanitario Elettronico, app per il monitoraggio remoto, piattaforme di patient engagement, sistemi di analisi dei dati clinici.
Si tratta quindi della trasformazione dei percorsi di cura grazie all’integrazione delle tecnologie nel sistema sanitario, con l’obiettivo di migliorare accessibilità, continuità assistenziale ed efficienza.
Che cos'è l'healthtech
L’healthtech è l’insieme delle tecnologie che abilitano la digital health.
Comprende le soluzioni sviluppate da imprese e startup: software medicali (SaMD), algoritmi di intelligenza artificiale per la diagnostica, dispositivi wearable, piattaforme cloud sicure per la gestione dei dati, sistemi di realtà aumentata e virtuale per formazione e riabilitazione.
Evoluzione del mercato della Digital Health
Secondo una stima di GrandViewResearch, il mercato italiano della digital health vale circa 5,7 miliardi di euro nel 2024, con un CAGR stimato del 23,3% dal 2025 al 2030. L’Italia non è ancora ai livelli dei Paesi nordici o del Regno Unito, ma ha ridotto il gap grazie a investimenti pubblici e privati.
I dati dell'Osservatorio PoliMi mostrano che gli investimenti nel settore hanno raggiunto 2,47 miliardi di euro nel 2024, registrando una crescita del 12% rispetto al 2023. E l’attuazione delle misure del PNRR sta producendo i primi risultati concreti, con la realizzazione delle piattaforme di Telemedicina, la diffusione di soluzioni per la digitalizzazione degli ospedali e lo sviluppo del Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0.
In conclusione, il contesto italiano è oggi più favorevole alla crescita di startup healthtech rispetto al passato:
- vi è una definizione chiara del perimetro tecnologico,
- l'aspetto normativo è più maturo,
- gli investimenti sono in crescita,
- vi è una maggiore apertura culturale da parte di istituzioni, medici e cittadini.
Healthtech: lo scenario globale ed europeo
Nel 2024, gli investimenti globali di venture capital in healthtech hanno superato i 25 miliardi di dollari, posizionandosi al sesto posto tra le varie categorie di investimento.
Il report di Dealroom.com conferma che in Europa il loro valore è cresciuto in modo costante, passando dagli 8 miliardi di dollari del 2016 ai 41 miliardi di dollari del 2021.
Trend globali degli investimenti VC in healthtech
Uno sguardo ai dati sui segmenti aiuta a comprendere in quali direzioni si stanno orientando i capitali di rischio nel settore. L'analisi di Dealroom.co (marzo 2025) mostra l’andamento dei finanziamenti tra il 2019 e il 2024, con forti differenze tra i segmenti. Si veda grafico allegato.
Segmenti healthtech in forte crescita
- AI drug discovery & development (Intelligenza artificiale per la scoperta e lo sviluppo di farmaci): è il traino assoluto del settore, con investimenti più che duplicati (+148%) fino a circa 4 miliardi di dollari. L’uso di algoritmi di AI per accelerare ricerca e sviluppo ha catturato l’attenzione degli investitori globali.
- Remote monitoring & wearables (monitoraggio remoto e dispositivi indossabili): +64%, spinti dalla crescente domanda di soluzioni per la gestione a distanza della salute e dei pazienti cronici.
- Fem tech (tecnologie per la salute femminile): +32%, segnale di un interesse crescente verso un ambito storicamente sotto-finanziato.
Segmenti healthtech stabili o in lieve crescita
- Digital clinical trials (sperimentazioni cliniche digitalizzate): +14%, riflettono la necessità di rendere più rapida ed efficiente la sperimentazione clinica.
- Digital care & telemedicine (cure digitali e telemedicina): +2%. Dopo l’exploit della pandemia, gli investimenti si sono stabilizzati, in attesa di modelli di business più solidi e interoperabili.
Segmenti healthtech in calo
- Mental health (salute mentale): -13%
- Digital therapeutics (terapie digitali): -20%
- Home test (test diagnostici a domicilio): -4%
- Digital health insurance (assicurazioni sanitarie digitali): -55%
- Farmacie online: -83%
I fattori che spiegano questi andamenti sono diversi:
- Saturazione post-pandemia (telemedicina e digital care): dopo il boom del 2020–21, gli investitori percepiscono che la crescita si è stabilizzata. La domanda rimane, ma i modelli di business devono dimostrare sostenibilità oltre l’emergenza.
- Difficoltà di validazione clinica e rimborsabilità (digital therapeutics, mental health apps): molte soluzioni non hanno ancora evidenze cliniche solide o non hanno accesso a percorsi di rimborso chiari. Questo aumenta il rischio percepito dagli investitori.
- Margini ridotti e concorrenza forte (online pharmacies, digital health insurance): questi segmenti operano con margini bassi e alta competizione. Per le farmacie online si aggiungono barriere regolatorie nazionali, che rendono complessa la scalabilità internazionale.
- Alti costi di acquisizione clienti (consumer health B2C): nel mental health digitale e negli home test, il CAC (Customer Acquisition Cost) resta elevato. Senza modelli di retention robusti, gli investitori riducono l’interesse.
- Shift di priorità verso segmenti “data e AI-driven”: l’AI applicata alla drug discovery, i dispositivi wearable e il femtech mostrano prospettive più promettenti in termini di innovazione, dataset disponibili e ritorno sugli investimenti.
Implicazioni per le startup italiane
Questi trend globali offrono spunti rilevanti: da un lato le opportunità legate a AI, dispositivi indossabili e femtech, dall’altro la necessità di evitare modelli già saturi o poco sostenibili.
Per le startup healthtech italiane la sfida è duplice:
- allinearsi alle traiettorie di investimento internazionali
- affrontare le barriere tipiche del mercato domestico (regolatorio, accesso al SSN, raccolta capitali).
Tecnologie chiave per l’healthtech
Obiettivi principali
Le tecnologie healthtech rispondono a quattro obiettivi comuni:
- migliorare l’erogazione dei servizi sanitari,
- aumentare la produttività delle strutture,
- facilitare l’accesso alle informazioni
- coinvolgere attivamente il paziente nella gestione della propria salute.
Telemedicina
La televisita e il telemonitoraggio sono strumenti centrali per la gestione dei pazienti cronici e per garantire accesso alle cure anche in aree remote. Nel 2024 sono stati censiti oltre 280 progetti attivi in Italia. Le opportunità riguardano la riduzione dei tempi di accesso, la continuità assistenziale e l’ottimizzazione delle risorse.
La sfida principale resta l’integrazione nei percorsi clinici standard e il superamento delle differenze regionali.
App e dispositivi indossabili (Wearables)
Questi strumenti consentono di monitorare parametri vitali, gestire terapie e promuovere il benessere quotidiano. Dai braccialetti fitness ai dispositivi medical-grade, i wearables permettono di raccogliere dati in tempo reale e coinvolgere il paziente.
Il potenziale per le startup sta nell’integrazione con piattaforme cliniche e modelli di prevenzione, ma restano complessi i processi di validazione scientifica e di interoperabilità con i sistemi sanitari.
Intelligenza artificiale in medicina
Gli algoritmi di machine learning vengono applicati a immagini diagnostiche, referti e big data sanitari. Possono supportare diagnosi precoci, decisioni terapeutiche personalizzate e triage digitale.
Le opportunità sono rilevanti, ma ogni applicazione deve rispettare i requisiti MDR e superare rigorosi processi di validazione clinica. Per le startup questo significa investire in dataset di qualità, protocolli di test e certificazioni.
Realtà virtuale e aumentata
La VR e l’AR trovano applicazione nella formazione medica, nel training chirurgico e nella riabilitazione. Consentono di simulare procedure complesse e guidare i pazienti negli esercizi a domicilio, riducendo tempi e rischi.
In Italia queste tecnologie sono ancora poco diffuse, ma stanno guadagnando attenzione soprattutto in ambito ortopedico e neurologico.
Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0
Il nuovo FSE punta a unificare l’accesso ai dati clinici su scala nazionale. Standard come HL7 FHIR e API aperte permettono di integrare sistemi regionali e piattaforme di terze parti.
Per le startup healthtech questo apre possibilità di servizi innovativi basati sui dati, dalla personalizzazione delle cure all’analisi predittiva. La criticità è la velocità di adozione degli standard da parte delle regioni.
Digital Patient Engagement
Le piattaforme di patient engagement mirano a rendere il paziente parte attiva nella gestione della salute. Possono includere app per il diario clinico o sistemi di decisione terapeutica condivisa.
Oltre a migliorare gli outcome clinici, aumentano soddisfazione e fidelizzazione, ma devono superare barriere legate al digital divide e all’alfabetizzazione tecnologica.
Dispositivi medici digitali
Sono strumenti progettati per supportare diagnosi e terapie in modo meno invasivo. Esempi diffusi sono gli ECG portatili e i sistemi di telemonitoraggio certificati.
Offrono opportunità significative per migliorare la qualità della vita e ridurre ospedalizzazioni, ma richiedono investimenti consistenti in ricerca, sviluppo e certificazioni.
In sintesi, telemedicina, AI, wearables, patient engagement e FSE sono i pilastri su cui si costruiscono i modelli di business delle startup healthtech Italia, con impatti diretti su mercato e investimenti.
Startup healthtech italiane: esempi e modelli di successo
Le startup italiane non coprono solo un ampio ventaglio di tecnologie, ma hanno già mostrato di poter attrarre capitali, crescere e in alcuni casi ottenere exit rilevanti.
I casi più di successo mostrano traiettorie diverse, ma hanno alcuni fattori in comune:
- puntare su un bisogno chiaro,
- investire nella compliance,
- scegliere il modello di business più adatto.
Serenis
Piattaforma di digital mental health, ha raccolto oltre 6 milioni di euro in seed round. È un esempio di B2C puro, con servizi di psicoterapia online che rispondono a un bisogno sociale crescente.
Unobravo
Altra realtà in forte crescita nella salute mentale, con migliaia di psicologi attivi e un’espansione internazionale avviata. Modello B2C che ha consolidato la propria brand awareness anche grazie a un linguaggio inclusivo e vicino ai giovani.
Empatica
Nota per i suoi wearable medical-grade come EmbracePlus, ha stretto partnership con istituti clinici e università. Rappresenta un modello ibrido B2B2C, capace di coniugare consumer tech e validazione clinica.
D-Heart
Startup che ha sviluppato un ECG portatile connesso a smartphone. L’azienda è stata acquisita da Strena Medical (USA) nel 2023, dimostrando la possibilità di exit anche per realtà italiane.
Lilac
Centro online per la cura dei disturbi alimentari, offre un modello misto B2C e clinico, integrando psicologi e nutrizionisti in un percorso digitale.
VoiceMed Italia
Lavora su biomarcatori vocali per la diagnosi e il monitoraggio delle patologie polmonari. Ha ricevuto premi internazionali ed è stata protagonista di studi clinici pubblicati, mostrando la serietà del percorso scientifico.
Paperbox (DINO)
Piattaforma gamificata per lo screening precoce dei disturbi specifici dell’apprendimento. Modello principalmente B2B, con test già effettuati su centinaia di bambini.
Questi appena illustrati sono solo alcuni esempi, ma dimostrano la vivacità del panorama italiano e come le startup healthtech possono crescere con modelli diversi: dal B2C puro di Serenis e Unobravo, al B2B2C di Empatica, fino al B2B di Paperbox. La scalabilità non dipende solo dalla tecnologia, ma dalla capacità di allineare prodotto, compliance e modello di business.
Le principali sfide delle startup healthtech
Le startup healthtech in Italia affrontano sfide specifiche che ne condizionano la crescita e la capacità di scalare. Si tratta di barriere strutturali e operative che incidono direttamente sui tempi di validazione, sull’accesso al mercato e sulla sostenibilità finanziaria.
Normativa e validazione clinica
Ogni soluzione deve rispettare i regolamenti MDR/IVDR e dimostrare efficacia clinica. Questo significa tempi lunghi per studi pilota e trial, necessità di budget dedicati e rischio di rallentare l’ingresso sul mercato. Per molte startup la mancanza di competenze interne in regulatory affairs rappresenta un vero collo di bottiglia.
Fundraising e sostenibilità del modello
Gli investitori richiedono metriche solide e milestone cliniche per finanziare round significativi. Il problema è che raccogliere capitali senza validazioni è difficile, ma generare evidenze richiede fondi. È un circolo vizioso che può bloccare startup promettenti. Inoltre, i modelli di business B2C spesso hanno CAC elevati e tempi di ritorno lunghi.
Integrazione con il sistema sanitario
Entrare negli ospedali e nelle ASL italiane significa affrontare bandi pubblici, gare regionali e processi di procurement complessi. Le startup devono spesso adattarsi a logiche lente e frammentate, con differenze significative tra una regione e l’altra. Questo limita la scalabilità nazionale e obbliga a cercare partnership con grandi player industriali o assicurativi.
Privacy e gestione dei dati
I dati sanitari sono tra i più sensibili. Le startup devono rispettare GDPR, garantire sicurezza end-to-end e ottenere fiducia da pazienti e istituzioni. Una falla in cybersecurity impatta irrimediabilmente sulla reputazione e mette a rischio la continuità.
Marketing sanitario e accesso al mercato
In una startup healthtech, bisogna saper comunicare in modo conforme alle regole etiche e regolatorie, costruire credibilità presso clinici e istituzioni, educare i pazienti e allo stesso tempo convincere gli investitori.
Competenze
In questo settore in particolare, l'accesso alle competenze è uno dei principali nodi. Parliamo sia di ruoli specialistici legati strettamente al verticale della sanità, sia a ruoli manageriali di gestione.
Competenze specialistiche verticali
Uno degli aspetti più critici per le startup healthtech riguarda le competenze verticali. Servono profili rari come regulatory specialist, medical affairs e market access manager. Molte realtà faticano ad attrarre queste figure, sia per i costi sia per la scarsa disponibilità sul mercato italiano. La mancanza di tali competenze rallenta certificazioni, trial clinici e negoziazioni con il SSN.
Competenze gestionali
Accanto ai profili specialistici, una startup healthtech deve anche presidiare funzioni di governance più ampie:
- Chief Marketing Officer (CMO): definisce posizionamento, branding e strategie di go-to-market. Costruisce funnel di acquisizione (B2C e B2B2C), guida le campagne e imposta metriche di crescita sostenibili.
- Chief Financial Officer (CFO): pianifica modelli finanziari e cash flow, supporta i round di fundraising, traduce la strategia in KPI per board e investitori.
- Chief Technology Officer (CTO): supervisiona architettura, roadmap e integrazione tecnologica, garantendo sicurezza e continuità operativa.
- HR / People Manager: struttura processi di recruiting, politiche di retention e cultura aziendale, fondamentali per attrarre e trattenere talenti in contesti competitivi.
- Cybersecurity & Data Governance Lead: ruolo chiave nell'healthtech, presidia protezione dei dati, compliance GDPR e standard di sicurezza informatica, garantendo fiducia verso investitori, partner clinici e utenti.
Tuttavia, assumere queste figure full-time, in fase iniziale non è economicamente sostenibile né spesso necessario. È necessario ricorrere a soluzioni flessibili, che minimizzino i costi e i vincoli.
Il fractional management per le startup healthtech
L'intervento di fractional manager esperti, in modalità part-time, consente di presidiare controllo di gestione, marketing, vendite, IT, HR con competenze di alto livello ma senza i costi del full-time e senza i vincoli di un contratto a tempo indeterminato.
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FAQ
Qual è la differenza tra healthtech e digital health?
La digital health riguarda i servizi sanitari erogati in forma digitale (telemedicina, FSE, patient engagement), mentre l’healthtech è l’insieme delle tecnologie che li rendono possibili (software, piattaforme, AI, dispositivi).
Quali ruoli manageriali sono più adatti a un ingaggio fractional?
Sono principalmente i ruoli gestionali, non specialistici/verticali: CMO, CFO, CTO, HR Manager e Cybersecurity & Data Governance Lead. Queste figure portando visione strategica e operatività senza i costi di un full-time.
Quanto tempo lavora un fractional manager in una startup healthtech?
Tipicamente 1-3 giornate a settimana, con incarichi legati a milestone chiare (fundraising, lancio di canali, audit tecnologici, strutturazione di funzioni).
Il fractional manager sostituisce il management team?
No. Affianca il core team interno e copre funzioni critiche in un determinato momento. Il suo compito è portare continuità e trasferire competenze, in attesa che la crescita giustifichi figure full-time.
In che modo un fractional manager aiuta con gli investitori?
Porta credibilità: un fractional CFO rafforza il business plan e la gestione cassa, un CMO accelera la trazione di mercato, un CTO assicura qualità tecnologica, un HR Manager struttura la squadra, un Cybersecurity Lead tutela i dati. Tutti elementi decisivi per convincere investitori e partner nel settore delle startup healthtech.
Glossario
FSE 2.0 (Fascicolo Sanitario Elettronico): piattaforma nazionale per l’accesso e la condivisione dei dati clinici, al centro degli investimenti PNRR.
GDPR (General Data Protection Regulation): regolamento europeo sulla protezione dei dati personali, cruciale per la gestione delle informazioni sanitarie.
NIS2: direttiva europea che introduce requisiti stringenti di cybersecurity per operatori essenziali, compresi i servizi sanitari digitali.